Vittoria. 12 luglio 2019
Vittoria si è svegliata oggi con la “morte” nel cuore, un bambino di appena 11 anni: Alessio D’Antoni, è stato investito e massacrato mentre si trovava davanti alla porta della sua casa, in via IV Aprile, è morto durante il trasporto nel vicinissimo ospedale Guzzardi. Il suo cuginetto di appena 12 anni, anch’egli investito in pieno da un suv condotto dal pregiudicato Saro Greco di 35 anni, che dopo l’incidente è scappato abbandonando l’auto, è rimasto privo degli arti inferiori, amputati di netto dall’auto impazzita che lo ha preso in pieno. Nella notte il piccolo è stato trasferito presso il reparto di rianimazione pediatrica del nosocomio di Messina, versa in gravissime condizioni. Non oso immaginare le condizioni dei genitori, dei parenti e di quanti hanno assistito al terrificante incidente, provocato da una persona che guidava, secondo gli accertamenti clinici effettuati almeno 90 minuti dopo l’incidente, quando Greco è stato fermato insieme agli altri occupanti della Jeep, con un tasso alcolemico molto superiore di quello consentito.
Entrambi i bambini, vittime inconsapevoli, sono “responsabili” di avere giocato davanti l’uscio di casa, un posto ritenuto, da molti di noi, il luogo più sicuro dopo la casa stessa. Eppure queste due vite, compresa quella del bimbo ferito, non solo nel corpo, ma anche nell’anima e nella psiche, sono state stroncate dall’indifferenza di chi ritiene di potere fare tutto a tutti, rimanendo coperto dall’impunità che ormai domina nel Paese Italia e in particolare a Vittoria.
In questa città, “martoriata” da mille eventi, tutti dannosi, non solo per l’immagine e la dignità dei propri abitanti, ma anche per lo stato di assuefazione con cui si convive giornalmente, sembra che tutto sia irrecuperabile.
Tutto ciò che accade, desta clamore per poche ore, a volte, ma raramente, per qualche giorno, poi cade nel dimenticatoio, come se tutto quello che coinvolge e travolge Vittoria, fosse colpa del fato, del destino tragico e crudele.
A chi come me si occupa di cronaca dal lontano 1978, sorgono spontanee alcune domande, nonostante la consapevolezza che queste desteranno scalpore e indignazione (questo si che crea indignazione)
“ma dove sono finiti i tempi in cui, in una città “vivace” a volte molto turbolenta, c’era uno Stato attento che contrapponeva una reazione ad ogni azione?
Perchè si continua a lanciare fango su tutti coloro i quali hanno scritto la storia di questa città, lavoratori, operai, professionisti, politici e non si assumono misure drastiche su atteggiamenti inammissibili, su azioni provocatorie, su episodi delinquenziali ormai intollerabili? Perchè si consente a giovinastri scapestrati e spesso ubriachi di “dominare” con i loro modi di fare, una intera comunità senza che nessuno reagisca? Perchè, nonostante le ordinanze, tipo quella del divieto di circolazione in via Cavour, nessuno le fa rispettare e predispone i controlli?
Perchè ormai vige uno stato di rassegnazione che fa paura? A chi giova tutto questo? Quando finirà? Si tratta forse di una voluta provocazione con il contributo, forse involontario di chi è preposto a combattere gli abusi, perchè si ribellino i cittadini e possa accadere l’irreparabile?
Non so se mai avrò una risposta a tutti questi quesiti, probabilmente avrò reazioni di intolleranza, ma il mio compito di giornalista, è quello di cercare in tutti i modi, di evitare che in questa città, che forse è irrecuperabile, si possa morire a 11 anni, senza che nessuno alzi un dito o punti l’indice contro chi è colpevole di questo pauroso e intollerabile, assordante silenzio.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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