Vittoria. 14 ottobre 2020
Ieri nella città più martoriata del ragusano: Vittoria, un’altra “chicca” si è aggiunta a tutte le altre. Una dichiarazione resa pubblica dal candidato sindaco avvocato Salvatore Di Falco, successivamente pubblicata su Facebook, ha evidenziato, denunciandone i gravi contenuti, che la raccolta delle firme per la composizione delle loro liste, è stata turbata da interferenze dai toni minacciosi, da alcuni supporter del candidato sindaco On. Francesco Aiello. Nonostante le 1.200 firme già raccolte dalla coalizione che appoggia l’avvocato, le persone che si sono rivolte allo stesso, si apprende dal contenuto del video postato sul Social, hanno riferito di gravi minacce, poste in atto dai supporter di controparte, che hanno impedito ad altri di andare a votare, ipotizzando persino “rappresaglie”.
Un termine questo ultimo, che in giornalismo viene utilizzato per descrivere che si può arrivare a subire di tutto, dall’aggressione personale all’incendio doloso, dai condizionamenti alle ritorsioni e tanto altro ancora. Tali circostanze poste in evidenza in questo momento particolare, da un candidato al governo della città, smentite da dichiarazioni rese anche attraverso i Social, dai supporter di entrambe le coalizioni hanno acceso un faro sull’andamento delle elezioni. Oltretutto, un mio commento con cui chiedevo all’amico Di Falco di prendere in considerazione la possibilità di denunciare agli organi competenti questi fatti così gravi; e un altro commento di un candidato al Consiglio comunale dello schieramento dell’avvocato, i cui contenuti dai toni pacati e amichevoli tendevano a ridimensionare il tutto, sono improvvisamente e misteriosamente spariti. Mentre è rimasto quello di un altro candidato al Consiglio comunale, nelle liste di Di Falco, che butta acqua sul fuoco e invita Aiello a non denunciare in Tribunale, come preannunciato dall’ex sindaco, ma a trovare una ricomposizione tra le parti.
Nella serata di ieri, per onestà e per dovere di cronaca, devo ammettere che, tra me e Di Falco, c’è stato uno scambio di idee in chat e la stessa cosa è avvenuta con Ciccio Aiello.
Ma rimane lo stato di fatto, che il sospetto insinuato, è evidentemente talmente grave, che ha attirato l’attenzione dei lettori del mio Giornale e non solo. Tante le richieste di un articolo chiarificatorio che a questo punto ritengo necessario, così come tra l’altro, ho preannunciato a Salvatore Di Falco.
Dal titolo che ho dato a questo mio editoriale, si evince che le elezioni inducono in tentazioni e queste arrivano da tutte le parti.
Ora cosa penso che potrebbe accadere?
Intanto su Vittoria le elezioni sono state rinviate al 22 novembre, nonostante i politologi e gli addetti ai lavori, sostenevano
e sostengono, che potevano essere rinviate ad una data diversa dal 4 ottobre, ma all’interno dello stesso mese. Se quanto sostenuto da queste autorevoli persone, risponde al vero, resta inspiegabile questa inutile perdita di tempo, soprattutto in un momento in cui il Covid è una minaccia reale che potrebbe causare ulteriori ritardi e in considerazione anche della circostanza che la legge vieterebbe la prosecuzione di un commissariamento dopo i 24 mesi.
Prima ipotesi, andiamo alla seconda, se la “mafia” ha sottratto a suo tempo le chiavi per l’apertura dei rubinetti pubblici che consentono di erogare l’acqua alla città, un episodio marginale rispetto all’interesse che potrebbero suscitare le elezioni, impedendo di fatto il mancato funzionamento dell’acquedotto, vogliamo tralasciare di ipotizzare che adesso potrebbe essere attratta da queste intimidazioni per intrufolarsi e mettere le mani sullo svolgimento della competizione elettorale? Come fare a rinunciare ad un piatto così appetitoso, tra l’altro già servito?
E se dovesse accadere questa ipotesi, per quanti anni ancora questa città dovrebbe “non avere una amministrazione”?
Ritengo utile, doveroso, necessario, urgente, che si proceda per la strada giusta, indicando fatti, circostanze, nomi, episodi, che hanno reso protagonisti di queste gravi interferenze, i supporter di Aiello, nei confronti dei supporter di Di Falco.
Non è questo il caso e il momento di lasciare correre. Occorre chiarezza e chi deve pagare paghi, bisogna immediatamente liberare la città dal peso di questo altro grosso macigno che schiaccia i diritti e i doveri dei cittadini.
Ognuno voti per chi vuole, ha un’ampia scelta tra 4 candidati, a mio parere tutte persone rispettabili, ma si arrivi al voto, al più presto e senza ombre e sospetti.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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