Vittoria. 8 febbraio 2022
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
La nostra realtà ha bisogno di specifiche strategie di prevenzione e di accompagnamento rieducativo che solo le figure educative pedagogiche possono svolgere all’interno di un team multidisciplinare. Nella nostra società complessa, ma allo stesso tempo tanto fragile, la responsabilità pedagogica di formare e informare si pone come sfida per un percorso formativo che assume la categoria della responsabilità.
La solitudine, la noia, la frustrazione, l’insicurezza, la tristezza, la rabbia sembrano prendere il sopravvento, scaraventando gli adolescenti in un turbinio di emozioni talvolta violente e disorganizzate. Questo li rende non solo trasgressivi ma anche aggressivi. Gli episodi di violenza rappresentano anche “una richiesta di aiuto e di ascolto rivolta agli adulti. Un grido che non può restare inascoltato.
Diverse indagine hanno dimostrato l’aumento di ansia, attacchi di panico, aumento dell’irritabilità, depressione, suicidio e atti di lesionismo etc. È importante ora più che mai cercare di garantire ai ragazzi comprensione, possibilità di dialogo, rispetto delle loro individualità, non dimentichiamoci di loro, anche se non posseggono una tessera elettorale.
L’impressione dei ragazzi è quella di essere socialmente sempre più irrilevanti. Potremmo fermarci al problema, al trauma, preoccuparci di tutto il tempo perduto, ma in questo modo rischiamo di vittimizzare un’intera generazione. Il lamento non ha mai fatto crescere nessuno, ognuno è chiamato a rispondere responsabilmente agli eventi e alle difficoltà del tempo in cui si trova, vivendolo al meglio e contribuendo così a creare un nuovo futuro.
L’emergenza del Covid ha fermato tutto ma allo stesso tempo ha determinato altre necessità che vanno affrontate urgentemente con un approccio interdisciplinare ed olistico, ma le istituzioni locali, regionale e nazionali ancora fanno finta di non vedere.
Ora è necessario passare dall’analisi dei bisogni alle azioni concrete e non credo che una battaglia si possa affrontare con pochissime persone in azione, anche se valorose e competenti. Bisogna chiamare in campo più persone possibili al fine di intervenire, così come durante le due guerre mondiali venivano chiamati diversi soldati in campo.
Tutti siamo chiamati ad agire concretamente a favore delle nuove generazioni, parlo a nome di tutti i giovani e ragazzi che non riescono a chiedere aiuto. Stato, chiesa, famiglia, scuola cosa stai facendo? Ci svegliamo dall’indifferenza?
Bisogna combattere una pandemia nascosta, ricostruire quanto è stato danneggiato e prevenire i futuri disagi giovanili. I bambini e i giovani devono ricevere le giuste attenzioni centralizzando i loro bisogni per progettare una società migliore.
Francesca Macca Pedagogista