Vittoria. Giovani invisibili.
Vittoria. 25 luglio 2022
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Giovani ai margini, dimenticati e invisibili, come quelli, tanti, troppi, descritti nell’ultimo libro di Giuseppe Di Fazio, giornalista e docente di Storia e Tecnica del giornalismo all’Università di Catania. Giovani senza scuola, studio, lavoro: in una parola, anzi in un acronimo Neet, che in Italia sono tanti, troppi , un piccolo esercito. Sono quelli che stanno male e che spesso si “autocurano” con le droghe e l’alcol. Sono gli stessi che sfogano frustrazione e rabbia sugli altri e sulla cosa pubblica, si chiamano comportamenti alloplastici, di vandalismo per intenderci. Come quelli perpetrati nei giorni scorsi a Ragusa centro e a Marina di Ragusa. Dove sono state una balaustra storica e le auto in sosta a pagare il lauto conto della frustrazione, della rabbia e dell’aggressività maturate dai giovani in pandemia e per via del lassismo istituzionale e genitoriale. È successo a Ragusa città e in riva al mare. Ma non è che le cose, dal punto di vista dei giovani, vanno meglio a Vittoria, Comiso e Modica, tanto per restare in provincia di Ragusa. C’è un questione giovanile grave, importante, epocale, e riguarda tutta Italia. Che fare? A Ragusa le opposizioni e i commercianti chiedono sostanzialmente due cose: più controlli delle forze dell’ordine e l’istallazione delle telecamere di videosorveglianza. Giusto, corretto. La presenza massiccia di uomini e di donne delle Polizie locali e di Stato è un buon deterrente, come lo sono le telecamere piazzate nei punti nevralgici delle città. Ma non bastano. La questione giovanile 2022 non si risolve con più controlli delle forze dell’ordine. Occorre anche altro. Secondo me urge mettere a terra un piano giovani nazionale e regionale. Un’azione educativa e pedagogica che coinvolta prima le famiglie, poi i giovani e le scuole, successivamente la chiesa, i club service, il terzo settore e via dicendo. Penso ad una network society coordinata da esperti di pedagogia, psicologia, di educazione dei ragazzi. Un gruppo di lavoro il cui primo passo dovrà riguardare il coinvolgimento dei genitori, che vanno dotati delle nuove abilità pedagogiche e tecnologiche utili per educare i nuovi giovani. Ai quali vanno restituite le capacità abilità di sognare, di appassionarsi , di progettare il futuro. Tutto qua? No, serve anche un nuovo protagonismo giovanile. Quindi bisogna smetterla di lasciare i giovani fuori dalla progettazione politica, educativa e didattica. Si parla tanto di inclusione degli stranieri nei processi vitali delle nostre società. Giusto, corretto, essenziale, Ma si parla poco, anzi pochissimo, dell’altra inclusione, quelle delle giovani generazioni al tavolo della progettazione del futuro. Il loro.
Dr. Giuseppe Raffa, pedagogista