Vittoria. 30 maggio 2021
È di ieri sera l’ultima notizia di una rissa tra giovani a Scoglitti, è di venerdì notte la notizia dell’atto vandalico con cui sono stati imbrattati i disegni che si trovano nell’area della fontana della pace.
È di tutti i giorni, di ogni ora, la richiesta reiterata dei cittadini nei confronti delle istituzioni, che chiedono controlli e sicurezza.
Tutti discorsi tra “sordi”, tutte parole buttate al vento che ormai non fanno più notizia. Eppure le grida, i colpi di bottiglie sbattute sulle panchine per far si che diventino acuminate e pericolose armi da taglio, li sentono tutti. Le orde di ragazzi del luogo e di centri vicini, che arrivano per creare trambusto, caos e procurare liti, li vediamo tutti, ma nessuno di noi fa nulla.
Le famiglie infatti, prime agenzie educative, avrebbero il compito di sorvegliare, di educare, di punire, ma hanno delegato ad altri questo importantissimo e indispensabile ruolo.
Hanno conferito delega allo Stato, lo stesso Stato che se interviene, viene giudicato severo, ma questo non accade, perchè lo Stato c’è, ma non interviene. A meno che, qualcuno non riesca a spiegarmi e convincermi, come mai, a Scoglitti, dove alloggiano da mesi, decine e decine di militari dell’arma e agenti della polizia, si recano giornalmente in altre città della provincia e non intervengono quando da noi ci sarebbe un gran bisogno.
Mi sembra lo stesso discorso della spazzatura abbandonata, delle fumarole giornaliere con cui vengono bruciate tonnellate di plastica, diossina che respiriamo e della quale stiamo nutrendo i nostri bambini.
Allora basta parlare, bla bla bla bla, basta criticare gli altri e scaricare le responsabilità di tutti noi, mie, tue, dell’altro. Basta ripetere che mio figlio è un angelo e quando esce lo fa per divertirsi, se poi quando torna è ubriaco e strafatto. Assumiamoci le responsabilità che ci competono, torniamo ad essere educatori primari e dopo pretendiamo che lo Stato faccia altrettanto.
Altre soluzioni non se ne vedono all’orizzonte, o ci muoviamo o moriremo vittime della strafottenza, dell’arroganza, dell’ignavia.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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