Se non si prende atto che le distorsioni della filiera partono dai territori, hai voglia di parlare di Cina e Singapore. Quello e’ solo un alibi, magari rilevante, ma e’ solo un alibi.
In Italia si pratica il premio di acquisto ( prelievo forzato indecente, una tangente praticata a livello globale) da parte dei grandi gruppi commerciali, si tollera il caos nei mercati all’ingrosso dove definire mostruose le pratiche commerciali e’ dire poco, si determina l’imposizione illegale e di massa di provvigioni inventate dal dominio speculativo sui produttori, si rafforza illegalmente la sottomissione necessaria all’usura e alla rapina.
E cosi’ invece di guardare il problema vero, si costruiscono fantasie cinesi, valide forse solo per le salse di pomodoro.
Distraggono i produttori perche’ non prendano coscienza che il problema e’ a casa loro, e’ nella filiera.
Nessuno poi ha il coraggio di dire che l’UE , tenendo nel cassetto le misure di intervento contro le crisi commerciali, risparmia soldi e uccide l’Agricoltura del Mezzogiorno Europeo ed i siciliani.
Salvo poi, sotto elezione, a riprendere le vecchie strade dei ritiri, come stanno facendo per gli agrumi, che marciscono sugli alberi.
Tutti sperti su, e assoldati!!!
Produttori questi sono i due punti immediati su cui fare le barricate:
1) riconoscere lo Stato di crisi e pretendere misure immediate per governare le crisi commerciali;
2) Legalita’ per il rispetto dei prezzi.
Ma perche’ e’ difficile muoversi su questi punti? Perche’ i produttori tardano o non vogliono prendere coscienza del problema?
Ah, ecco, il punto e’ questo: meglio prendersela con la Cina mentre che loro continuano a scannarli !
Francesco Aiello coordinatore Articolo Uno – MDP Vittoria