Lettera al Presidente della Repubblica.
L’editoriale di Sandro Alfieri.
Vittoria. 17 settembre 2023
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
in origine avevo pensato di spedirLe una missiva ma, confidando senza indugi nelle competenze digitali dei suoi collaboratori, ho optato per uno strumento più innovativo e “green”, ossia la posta elettronica certificata. Le scrivo da cittadino e da siculo come lo è Lei, pur esercitando con grande orgoglio la prestazione lavorativa presso un’Istituzione repubblicana in qualità di funzionario e aver ricevuto proprio da Lei l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. E la ragione per cui La disturbo nasce dalla sconfinata ammirazione che ho nei Suoi confronti, ma anche dallo sgomento e preoccupazione derivanti dal rifiorire di concetti che pensavo fossero ormai passati alla memoria e che invece, portati alla luce da libri e affermazioni di uomini delle Istituzioni, hanno trovato svilenti alleati in certi media, ma anche in personaggi che siedono sugli scranni parlamentari, i quali non si sono fatti sfuggire l’occasione di sfruttarne l’immeritata popolarità. Chi Le scrive, pur avendo le proprie convinzioni, ha assoluto rispetto per la totalità delle espressioni politiche che, pur divergendo su svariate tematiche, sono tutte necessarie ad alimentare la dialettica democratica, purché non si pongano in contrasto con i principi sanciti dai Padri costituenti. Nell’estate in cui si è dato troppo spazio alle farneticazioni di un libro pubblicato da un rappresentante di uno dei corpi più prestigiosi di questo Paese, si dovrebbe invece spostare l’attenzione su chi rappresenta un vanto per la nostra Nazione. Bisogna essere orgogliosi, non di chi giudica anormali i diversi, ma del Presidente della Repubblica. Lei è un gigante in mezzo a tanti ominicchi (per usare un’espressione di un nostro conterraneo). Presidente, Lei è un uomo che ha svolto e svolge il compito che gli è stato affidato con straordinaria lucidità, con equilibrio ma anche con discorsi che demoliscono, con stile inappuntabile, certe idee retrograde e meschine. È l’unico che sa declinare il concetto di Patria nella maniera in cui deve essere interpretato, una Patria inclusiva e solidale, una Patria che non discrimina il diverso, ma lo considera uguale pur nelle diversità di etnia o orientamenti sessuali o religiose. La rimpiangeremo, perché è il Capo dello Stato che questa Italietta di sicuro non merita. Per dimostrare che quello che ho scritto non sia un mero tentativo da “ruffiano”, basta riascoltare il discorso che Lei ha pronunciato in occasione del Meeting di Rimini. Contrapponendosi a chi si appropria indebitamente del concetto di Patria come un’entità chiusa e discriminatoria, Lei al contrario ha affermato che “l’aspirazione non può essere quella di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona. Non a caso, la pretesa della massificazione è quel che ha caratterizzato ideologie e culture del Novecento che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo”.
Un altro passaggio che mi ha positivamente emozionato è quello nel quale asserisce che la nostra Nazione sia “la somma dei tanti “tu”, uniti a ciascun “io”, interpellati dal valore della fraternità, o, quanto meno, del rispetto e della reciproca considerazione”. Nel concludere il Suo accorato discorso ha esplicitamente e, mi lasci dire, volutamente spiegato a chi manipola a suo piacere per sordidi fini propagandistici, il concetto ed il valore della Patria, ricordando che il nostro popolo, tanto apprezzato e amato nel mondo, è il “frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni” e che la Patria necessita dell’apporto di diversi idiomi nella direzione del bene comune.
Che dire Ill.mo Presidente, da quando ho memoria non ricordo un discorso sul tema della Patria di cotanta grandezza. Sono parole che andrebbero inserite nei libri di testo degli studenti italiani, al pari della nostra straordinaria Costituzione. Presidente, viviamo tempi bui nei quali certi valori che hanno sempre contraddistinto il popolo italiano vengono macchiati e usurpati. Tempi che generano in me una sensazione di paura. Ma basta ascoltare ciò che Lei ricorda ai cittadini italiani per sentirmi meglio. Per essere felice e orgoglioso di essere italiano.
Con riverenza, il cittadino Sandro Alfieri.
S.A.