22 Novembre 2024

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Quotidiano on-line

Vittoria. La ricerca del bene relazionale.

Vittoria. 26 ottobre 2022

Lettera aperta in Redazione dell’Assessore Avv. Giuseppe fiorellini.

Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni, di linguaggi.
Le città sono luoghi di scambio non soltanto di merci ma di parole, di desideri, di ricordi, di ricerca del bene relazionale.
E’ stato questo il leit motiv, della 2^conferenza di sistema di Confcommercio Sicilia a Siracusa, alla quale con il sindaco Aiello siamo stati invitati e abbiamo partecipato.
Quello di Confcommercio è un mondo che avevo sempre visto dall’esterno, questo aprirsi al confronto per promuovere iniziativa politica, mi era sconosciuto e l’ho trovato interessantissimo. Credo, mi abbia tenuto distante la visione, ideologica forse, del terziario come luogo della de-collettivizzazione del riferimento sociale del mondo politico e culturale dal quale provengo idealmente. Certo questi mondi si sono parlati, hanno ragionato e si sono scontrati, negli anni, però oggi c’è un terreno in più sul quale interagire: i territori sempre meno solo spazi dell’abitare e sempre più luoghi relazionali.
Il tema al centro della conferenza sono stati i DUC (Distretti urbani commerciali). Non si è trattato semplicemente di un momento rivendicativo del sostegno soprattutto delle amministrazioni ad una mera riorganizzazione e/o riproposizione di piani commerciali o strumenti di programmazione del commercio tout court.
Si è parlato di concertazione e di rigenerazione urbana, rapporto tra spazi urbani e persone, di sviluppo sostenibile e lavoro di qualità. Ho naturalmente avvertito questa affinità, anche di linguaggio. Erano le stesse parole che io usai per descrivere il concetto di democrazia urbana. Ma erano anche il merito delle iniziative politico-amministrative che il Sindaco Aiello e la nostra giunta ha incardinato, che potranno essere la base sulla quale costruire la città organizzata per lo scambio relazionale. Cosa è stata la revoca della variante del P.r.g., oltre che una operazione di contrasto alla cementificazione e speculazione? Dietro la revoca, c’è stata la necessità di rispondere anche a nuove dinamiche nei rapporti tra città e cittadini dopo il covid, che esprimemmo nel motivare la scelta. E alla luce della prospettiva nella quale possiamo inserire quella scelta, appare sempre più miope e stupido, il ludibrio nel quale si abbandonò parte dell’opposizione di fronte alla revoca. Abbiamo costruito reti per lo sviluppo sostenibile. Non è questa la funzione del Patto per il lavoro e lo sviluppo sostenibili? Non è pensando a questo che abbiamo immaginato, dentro il Patto, una funzione centrale al commercio di vicinato, come spazio economico sociale per costruire occupazione di qualità. Anche il Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile), come altri strumenti di programmazione dello sviluppo cittadino, potranno interagire e dar corso ad uno sviluppo della città come luogo di scambio e di contaminazione socio-culturale. Si potrebbero sviluppare specifiche azioni volte all’impiego degli spazi vuoti o abbandonati della città anche attraverso l’affido temporaneamente a imprese commerciali e ad associazioni del terzo settore. Si potrà procedere e animare i luoghi della movida con artisti, gruppi musicali, giovani musicisti locali che esprimeranno la loro arte DENTRO LA MOVIDA e puntare a garantire un clima di sicurezza pensandolo come occasione per la fruizione culturale oltre che con la presenza degli operatori della pubblica sicurezza e con servizi comunali efficienti e puntuali. I distretti urbani commerciali interpretati alla luce di una prospettiva che vede nella città un luogo di scambio non soltanto di merci ma di parole, di desideri, di ricordi, di ricerca del bene relazionale, possono essere il luogo della coesistenza e convivenza civile dell’integrazione multiculturale con l’identità territoriale. Progettare un sistema di relazioni sociali potrà essere l’occasione dove le attività commerciali legate alla provenienza etnica, per esempio ristoranti arabi, le Kebaberie, il ristorante orientale possano superare, l’attuale condizione di ghetto identitario delle comunità dei migranti, e trasformarsi in quotidiani luoghi di scambio e contaminazione culturale. Tutto ciò non rinunciando, ma rilanciando e promuovendo la nostra vocazione ed identità enogastronomica.
Potremo raggiungere questi obiettivi a condizione che si assuma la consapevolezza che non lavoriamo alla mera gestione, ma immaginiamo una rivoluzione delle migliori energie della città.
Giuseppe Fiorellini

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