Vittoria. 20 agosto 2020
In questo mio editoriale voglio esprimere tutto il disagio e il disappunto che provo nell’essere un vittoriese inerme nei confronti di chi ha deciso di rendere inagibile una località che è stata il fiore all’occhiello della Sicilia per anni, nonostante tutti i suoi difetti.
Non voglio farne una questione politica e/o di voto di preferenza per arrivare ad un governo della città, qualora ce lo dovessero consentire. Ognuno voti liberamente chi vuole assumendosi la responsabilità di cittadino; questa è democrazia e a nessuno è consentito di opporsi.
Ciò premesso, le considerazioni che voglio esprimere, sono sotto gli occhi di tutti, quindi non voglio scoprire l’acqua calda, ma semplicemente stimolare una reazione, a me stesso per primo. Attenzione, non sarà consentito ad alcuno di dire o scrivere che sto contribuendo ad avviare una rivolta, ultimamente capita spesso che chi si oppone o esprime parere diverso, si ritrova in Tribunale, questo non mi preoccupa, voglio correre il rischio. Non si può andare avanti in questo modo, come se avessimo venduto la dignità, con la museruola, con il terrore di dire ed essere accusati di avere detto.
Ci guardiamo intorno e non facciamo altro che esprimere critiche, disapprovare, accusare in maniera ignobile tutto il mondo, senza trovare il coraggio di assumerci le nostre responsabilità. I cumuli di spazzatura sulle strade, davanti ai monumenti, alle chiese e ai palazzi che Paolo Monello, giornalmente, con grande amore e con una conoscenza culturale straordinaria ci fa conoscere, sono opera “de niuri” che inquinano.
Bruciano tonnellate di plastica, ormai notte e giorno, non più solo la notte, inquinando l’aria, ed è colpa “del destino cinico e crudele che costringe i poveretti a disfarsi di questi scarti tossici, in questo modo terrificante. Aumentano i contagi ed è colpa degli sbarchi e di coloro i quali scappano.
Non si rispettano le più elementari leggi e il codice della strada, e la responsabilità è di quelli che guidano con attenzione ostacolando il traffico con la loro lentezza.
Potrei fare altri mille esempi ma non riuscirei a trovare responsabilità da addebitare ai veri responsabili.
Chi sono i veri responsabili? Siamo noi, quelli che non facciamo altro che nasconderci dietro un dito e respingere ad occhi chiusi tutte le responsabilità che abbiamo.
Abbiamo la responsabilità di non avere mai trovato il coraggio di reagire quando un’auto ci passa a velocità sostenuta, a pochi centimetri dalle gambe, nonostante ci troviamo su un’isola pedonale. Abbiamo la responsabilità di non avere mai chiamato l’ufficio di igiene e profilassi, quando ci lasciano i sacchetti della spazzatura davanti all’uscio di casa per giorni e giorni. Abbiamo la responsabilità di non avere atteso che intervenisse qualcuno quando chiamiamo per segnalare le fumarole. Abbiamo la responsabilità di non avere mai reagito quando siamo stati “catalogati” tutti, pubblicamente, con appellativi che non si addicono ai vittoriesi. Abbiamo la responsabilità di avere taciuto a lungo e sopportato tutte le angherie di cui siamo stati e siamo vittime.
Abbiamo la responsabilità di tutto questo e di altro ancora. Adesso è arrivato il momento di “assumerci la responsabilità” di alzare la testa, pretendere che ci siano riconosciuti i diritti di liberi cittadini dello Stato italiano e dire no alle angherie, ai soprusi, ai dispetti, alle soperchierie, da qualunque parte queste arrivino. Rendiamo di nuovo agibile la città.
Riprendiamoci la città, non con la forza o con i bastoni, ma con l’intelligenza che abbiamo accantonato, e torniamo a essere liberi, civili, rispettosi gli uni degli altri, e di pretendere che gli altri rispettino noi.
Sono qui, pronto ad assumere le responsabilità di uomo libero che esprime il proprio pensiero liberamente.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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