Vittoria. Oppenheimer (Christopher Nolan, 2023)
Vittoria.20.09.2023
Il regista britannico, noto al grande pubblico per la trilogia de “Il cavaliere oscuro” si cimenta per la prima volta in un biopic, battendo ogni record di incassi nonostante sia stato proiettato in un periodo, quello estivo, nel quale le sale cinematografiche siano solitamente poco frequentate.
Iniziamo col dire che è un film che certamente rimarrà nella storia, ma non è un capolavoro, anche se potrebbe esserlo.
Potrebbe perché solo un presuntuoso può asserire di aver colto tutti gli aspetti di una pellicola di tre ore che va a cento all’ora e non concede allo spettatore di distrarsi neanche un secondo.
Nolan, dopo una carriera memorabile macchiata, a mio parere, solo dal pretestuoso “Tenet”, rielabora, con la sua consueta caratura stilistica, la biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica” di Kai Bird e Martin J. Sherwin.
Un’operazione al limite della possibilità umana, basti pensare che lo stesso Oliver Stone, al quale era stato inizialmente affidato il film, ha dichiarato: “ho rifiutato di accettarne la regia perché non sono riuscita a trovane il cuore. Nolan lo ha trovato“.
Il protagonista, interpretato magistralmente dal futuro premio Oscar Cillian Murphy, è un fisico che ha relazioni con appartenenti al partito comunista e viene incaricato di costruire un ordigno in grado di mettere fine alle sciagure causate dai nazisti. Senonché, una volta realizzata la bomba, i nazisti si sono nel frattempo arresi, ma l’America decide comunque di utilizzarla contro i giapponesi, i quali non avevano ancora cessato le ostilità. Il fulcro del film, secondo il mio modesto punto di vista, risiede nella complessità della psiche del protagonista che, se da un lato mette tutto se stesso per contribuire al progresso della fisica quantistica, dall’altro è lacerato dai sensi di colpa, poiché si considera il responsabile della morte di migliaia di innocenti. Trascinato da una colonna sonora martellante, il film raggiunge il suo apice proprio in due scene. Quella della detonazione di “prova”, dove Nolan spiazza tutti azzerando l’audio proprio nel momento clou e quella, immediatamente dopo, dell’acclamazione del protagonista che, mentre mentre arringa la folla plaudente, inizia a percepire le conseguenze della sua invenzione ed è soggiogato da terribili allucinazioni che hanno la forma di corpi lacerati e morenti.
Oppenheimer è così sconvolto che arriva a chiedere al Presidente americano di fermarsi e di non usare la bomba ad idrogeno, ricevendo un due di picche da uno straordinario Gary Oldman.
Ha un andamento più lento, invece, la fase del “processo” farsa intentato da Lewis Strauss (R. Downey jr nella sua prova migliore) per screditare il fisico, che termina con un colpo di scena alla Nolan. Passando al reparto tecnico, non si può che applaudire il comparto sonoro da brividi e il montaggio accelerato che, anche in questo caso, faranno incetta di statuette. In conclusione e rivolgendomi ai pochi che ancora non lo hanno visto, correte al cinema perché non è un film da vedere a casa ma da gustare di fronte ad un maxischermo, immergendosi in un’esperienza che, seppur con qualche difetto (alcuni dialoghi non erano necessari), non ha eguali nella storia della settima arte.
Sandro Alfieri