Vittoria 29 settembre 2020
Ed eccomi nell’elenco, lunghissimo elenco di querelati. A Vittoria le querele ormai sono diventate “pane quotidiano”, appartenere al mondo dei querelati, in questa città stravolta da eventi inimmaginabili, è come essere inseriti in un elenco di Vip; non mi resta che gioire e ringraziare.
Ma la querela, carissimi voi, non è un bavaglio, l’unico bavaglio che porto in questo momento, e lo faccio volentieri, visto che i contagi crescono, è la mascherina sanitaria prevista per contrastare il Covid.
Torniamo a noi, nell’agosto del 2019 ho pubblicato tre articoli sul Giornale online che mi pregio e mi onoro di dirigere: Italreport, il primo è stato pubblicato il 20 agosto, il secondo il 24 e l’ultimo, che contiene pure una dichiarazione del dottore Antonio Schifano, ginecologo presso l’ospedale di Vittoria, sempre il 24 agosto.
Sui tre articoli tutti a mia firma, ho raccontato la storia di una signora, compagna di un vittoriese, che in quel periodo era in stato interessante, che ha trascorso una parte delle sue vacanze ospite dei genitori del compagno e che ha contratto il “tifo antigene”, molto verosimilmente a Scoglitti dove ha preso un bagno nella zona della riviera Lanterna, in cui sono affissi da anni, a cura del Comune di Vittoria, i cartelli di divieto di balneazione, trattandosi di un tratto di mare adiacente all’area portuale.
Quando la signora, che successivamente ha firmato la liberatoria per essere dimessa, nonostante il parere contrario dei medici locali, per potere raggiungere la sua città: Milano, dove è stata ricoverata ancora, in isolamento, al Sangalli, ha accusato in primi malori, i medici che l’hanno visitata, hanno posto tre domande precise: lei ha mangiato pesce crudo, frutti di mare crudi, o ha preso qualche bagno a mare?
La signora ha risposto che non aveva assunto cibi crudi di nessun genere, anche perchè il suo stato di gravidanza lo vietava, ma ha anche riferito che aveva preso un unico bagno a mare, e lo aveva fatto a Scoglitti nella riviera Lanterna.
A quel punto, se è vero com’è vero che il tifo antigene si contrae in uno dei modi indicati nella domanda dei medici, le probabilità che il tifo possa averlo contratto a Scoglitti, erano 99 su 100.
Nonostante ciò, io ho scritto sul mio primo articolo: -ovviamente non è stato accertato che il batterio possa essere stato contratto a mare, inoltre, poco meno di un mese addietro, l’Arpa aveva effettuato controlli sull’acqua e non sono stati riscontrati problemi. Sarebbe comunque opportuno, che altri accertamenti fossero disposti. Allo stato, non ci sono motivi che possano fare allarmare la gente.-
Poi a seguire gli altri articoli che chiunque può rileggere nell’archivio di Italreport, che conserva i testi, così come previsto dalla legge, per dieci anni.
Ritengo quindi di non avere mai “procurato alcun allarme”, nei miei ultimi 42 anni di attività giornalistica, ivi compreso il 2019. Denunciare un giornalista per procurato allarme, a meno che non scriva o dica il falso, è come denunciare un pompiere per procurato allagamento. Infine, se io ho procurato allarme, chi ha affisso i cartelli di divieto di balneazione, non sono soggetti alla stessa accusa? La gente legge e si allarma.
Ma la querela è d’obbligo, crea panico, tensione, fastidio, difficoltà; tutti elementi che non mi sfiorano minimamente, quindi va sporta. Sono già stato sentito nei giorni scorsi, come si dice in “legalese” a sommaria informazione, oggi il mio Avvocato ha accertato di che si tratta.
Conclusione, querela o no, continuo a scrivere, come vedete, continuo a riferire ciò che penso, con disinvoltura, correttezza, esperienza e rispettando la verità. Tra l’altro sono in buona compagnia, tutta gente per bene, professionisti, politici, funzionari pubblici e privati, ma tutti accomunati dall’essere “irredimibili”.
E allora? Altro giro altra corsa, nuova querela? Pronto, in questa città e anche fuori, nel circondario, ci
conosciamo, di fronte alla verità e alla libertà di parola, difficilmente ci piegheremo.
Ognuno vada avanti per la propria strada, ci sarà chi potrà continuare a farlo con disinvoltura e chi dovrà nascondersi.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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